At Ego Tibi

La serie di opere che rappresentano il corpus At ego tibi (Incipit delle Metamorfosi di Apuleio) ha un fondo monocromo compatto, color cerone, che nega completamente il luogo e il tempo e ci colloca dove le metamorfosi temporanee conducono, in un mondo altro, velato da un “trucco” inteso sia come procedimento che come materia. L’inganno è manifesto, il trucco svelato. Il protagonista ritratto è Asino per un poco, presto ritorneranno piedi e mani a restituire il passo e il gesto all’uomo. Non il pensiero, non il desiderio: quelli non sono mai venuti meno. Stefano Ornella è Lucio, l’asino resiliente di Apuleio. Percorre i suoi 7 libri come asino non per condividerne le fatiche, le umiliazioni o il dolore, nemmeno per ripeterne il percorso, ma per possederne lo sguardo. L’artista non si specchia ma si trasforma in altro dall’uomo per comprenderne i limiti e per possederli, nell’atto di vivere appieno se stesso. Non quindi per mutare indirizzo ma per cambiare obiettivi e metodi. At ego tibi annuncia una vittoria. L’uomo può sottrarsi a regole estranee, a tappe imposte dall’esterno, a obiettivi di una cultura che omologa e si fonda su pregiudizi e preconcetti, su dinamiche economiche mercificanti. Per tornare uomo allo stato iniziale basterebbe nutrirsi di rose, (secondo il romanzo di Alpuleio) accostarsi a una dimensione spirituale/poetica che converte, negando però alcunedimensioni e nuovi desideri. A Stefano Ornella non basta; nella sua ricerca “... si sente l'incenso e l'orina: la bestialità si congiunge al misticismo" direbbe Flaubert. Per questo le sue opere non procedono come nell’iperrealismo che illude e inganna. Esse ostentano il gioco della seduzione estetica in forma di nuovo realismo pittorico. Nella direzione della libertà l’uomo/asino deposita un giuramento segreto nel nero della pece, cupo specchio del contemporaneo più decadente, giunto all’esaurimento delle risorse. Questa azione sciamanica, questo gesto che attiva la magia della lotta, innesta, rinnova, sconfigge.

“Lettore stai in guardia, ne vedrai delle belle” annuncia

Apuleio.

I resilienti sanno che almeno in questo aveva ragione.

Alessandra Santin

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